Helnsinki-25

Alfabetizzazione mediatica a Helsinki – Giorno 5

Un popolo che non riesce più a credere a nulla non può decidersi.

Esso è privato non solo della sua capacità di agire,

ma anche della sua capacità di pensare e di giudicare.

E con un popolo simile puoi fare ciò che vuoi

Hannah Arendt

 

 La menzogna di massa mina il nostro senso della realtà grazie al quale ci orientiamo nel mondo.

“Verità e politica” – Hanna Arendt

 

Fact checking in practice.

Strumenti e strategie per la guerra dell’informazione – (information warfare)

A cura di Luisa Sbrana

 

Le opinioni non vanno sottoposte a verifica e neanche le affermazioni che riguardano il futuro.

È quanto ci suggerisce Pipsa Havula, fact checker, editor in chief e giornalista freelance nel “fact checking in practice” il laboratorio che la biblioteca Oodi ospita la mattina di venerdì 11 aprile, quasi al termine della settimana Erasmus+ che, anche questa volta, ha regalato emozioni e sollecitazioni ai 18 partecipanti iscritti all’Odg di Liguria, Piemonte e Toscana.

Tutto il resto delle informazioni – suggerisce – può e deve essere oggetto di verifica soprattutto sulla base di quanto ampio sia il raggio d’azione dell’affermazione, il suo livello di pericolosità e, soprattutto, il valore aggiunto e il grado di utilità di segnalarla al grande pubblico.

Pipsa è un elemento chiave per Faktabaari il servizio finlandese di fact-checking e alfabetizzazione informatica digitale.

Attivo dal 2014, contribuisce alla circolazione di informazioni in Finlandia basate sui fatti con progetti e verifiche dei fatti, con particolare attenzione ai dibattiti elettorali nazionali e del Parlamento europeo.

Faktabaari aderisce al codice etico finlandese per i giornalisti e ha aderito al Codice degli standard dell’European Fact-Checking Standards Network.

Faktabaari è membro dell’International Fact-Checking Network IFCSN e dell’hub NORDIS dell’Osservatorio europeo dei media digitali EDMO.

 

Fact checking come modalità di giornalismo che passa al setaccio le notizie e le classifica come vere o false con standard di qualità e codici di trasparenza con l’obiettivo di fornire accurate, distaccate (unbiased) analisi delle affermazioni rese in pubblico al fine di correggere false percezioni e accrescere conoscenze su tematiche importanti.

Fact checking come movimento globale – Pensiamo ai Fact-Checking – Reporters’ Lab,  un centro di ricerca sul giornalismo presso la Sanford School of Public Policy della Duke University che si concentra sul fact-checking, ma svolge anche ricerche occasionali sulla fiducia nei media.

Non solo fake news ma “information disorder” – Siamo davanti a un inquinamento dell’informazione. E’ quanto si evince dalle parole di Pipsa che fanno riferimento a una moltitudine di significati e di contesti diversi, vale a dire contenuti diffusi in maniera imprecisa per leggerezza o per fretta, oltre a contenuti falsi realizzati appositamente per screditare, a correlazioni errate, non basate su prove sufficienti.

Sono queste, le prime essenziali indicazioni per un’attività di fact checking che distingue fra tre tipi di “disordini” dell’informazione, di grado e intenzionalità crescente.

Fact checking
Fact checking

 

 

Disordini_INFORMAZIONI
Tipi di disordine informazioni

 

La misinformazione fa, infatti, riferimento a un’informazione non accurata, inattendibile, i cui contenuti, diffusi frettolosamente, rischiano di essere accettati come veritieri perché difficili o impossibili da verificare”.

Un tema non trascurabile se si pensa che proprio la misinformation sia stata scelta dal sito Dictionary.com come parola dell’anno del 2018, nell’accezione di «informazioni false che vengono diffuse, indipendentemente dal fatto che vi sia o meno l’intento di ingannare’.

Intenzionalità e intento dannoso aumentano, invece, con la disinformazione che equivale a:

  • Diffondere in modo intenzionale notizie o informazioni inesatte o distorte allo scopo di influenzare le azioni e le scelte di qualcuno (i proprî avversari politici, i propri nemici in un conflitto bellico,….).
  • Mancanza o scarsità d’informazioni attendibili su un determinato argomento, e specialmente su fatti e avvenimenti sui quali si dovrebbe essere informati.

Nell’accezione più dannosa troviamo la malinformation – l’informazione basata sui fatti, ma rimossa dal suo contesto originale al fine di fuorviare, danneggiare o manipolare e utilizzata per infliggere danni a una persona, un’organizzazione o un Paese.

 

Il fact checking allora come strategia necessaria per combattere la guerra dell’informazione – L’information warfare[1], infatti, è “una tattica impiegata all’interno di strategie belliche convenzionali e non convenzionali, sia in tempo di pace sia in tempo di guerra, che prevede la militarizzazione dell’infosfera per scopi diversivi, ingannevoli, propagandistici o securitari.

Una guerra informativa, di natura difensiva od offensiva, riveste un ruolo centrale all’interno delle battaglie delle narrazioni ed è il perno delle campagne di influenzamento dell’opinione pubblica.

Le guerre informative riguardano l’utilizzazione dell’informazione come arma, perciò è frequente il ricorso a fake news o a post-verità, e possono avere luogo sia in contesti di guerra aperta e dichiarata, dove sono integrate nel seno di più ampie strategie di guerra psicologica volte a demoralizzare il nemico, sia in contesti di guerra coperta e

[1] Le guerre informative coinvolgono cinque categorie di attori:

  • Decisori: corrispondono ai direttori di giornali e siti web e ai conduttori di programmi televisivi e radiofonici; sono coloro che scelgono quali notizie debbano diventare di pubblico dominio e quali no, giudicando sulle modalità di diffusione e sullo stile della copertura;
  • Operatori: sono i lavoratori nel sistema mediatico, come analisti, giornalisti, opinionisti e reporter, e danno concretezza ai piani dei decisori;
  • Orientatori: sono personaggi, come figure dello spettacolo, influencer e capi religiosi, che godono di un seguito popolare sul quale sono in grado di influire mentalmente e culturalmente, imponendogli comportamenti, mode e stili di vita. Per i loro seguaci sono dei role model, associati ad affidabilità e credibilità e perciò possono essere dei potenti ed efficaci veicoli di disinformazione.
  • Consumatori: sono il bersaglio della guerra informativa
  • Analfabeti: rappresentano la minoranza, quasi infinitesimale nelle società dell’informazione, che ha poco o nullo accesso ai contenuti diffusi da media tradizionali e nuovi

clandestina, dove perseguono solitamente quale duplice scopo la confusione e il rimbambimento del pubblico (Guerra dell’informazione – Wikipedia).

le guerre informative che agiscono nell’infosfera, il dominio ibrido in cui operano nuovi media, radio, social media, stampa cartacea, televisione, per produrre delle conseguenze nel mondo reale: costruzione o distruzione del consenso attorno a una persona, a un’idea o un movimento, demoralizzazione, inganno di massa, isteria collettiva, panico morale, stordimento.

La guerra informativa manipola le informazioni, dal contenuto alle modalità di diffusione, per distorcere la consapevolezza situazionale e la percezione della realtà del pubblico[4]

Una guerra dove i social media sono una parte del problemaI giganti tecnologici (Google, Meta, Tiktok, Microsoft, etc) non stanno facendo abbastanza per prevenire la diffusione di disinformazione e la polarizzazione, questo il punto di vista di Pipsa.

Il potere è nelle mani di poche grandi aziende e i grandi protagonisti della digitalizzazione mettono a rischio la democrazia ancor più che gli Stati autoritari.

Gli algoritmi che filtrano le informazioni modellano la realtà senza che ci sia trasparenza sulle modalità in cui operano e gli algoritmi dei social media influenzano anche i contenuti dei media.

Quando una forte reazione emotiva sorge chiediti – suggerisce Pipsa – chi l’ha postato, quali evidenze sono state fornite a supporto e cosa dicono altre fonti al riguardo.

Con lei intraprendiamo il nostro percorso alla scoperta degli strumenti che ci permettono di proteggerci dalle bufale o notizie “false”.

Un addestramento sul campo che parte dal sito Newsguard (Introduzione a NewsGuard – NewsGuard).

Newsguard ha all’attivo più di 35.000 siti valutati e offre due settimane gratuite per provarne l’efficacia.

Non è perfetto – suggerisce Pipsa – ma aiuta!

 “Combattere la misinformazione con il giornalismo, non con gli algoritmi” – questo l’obiettivo del browser che raccoglie ricerche indipendenti sull’effetto dell’utilizzo di valutazioni di affidabilità delle fonti di notizie realizzare dall’uomo nella lotta alla misinformazione.

L’estensione del browser mostra le icone di affidabilità dei siti accanto ai link sui motori di ricerca, sulle bacheche dei social network e su altre piattaforme.

Prova ne sia il network Pravda – Si stima che il network pubblichi almeno 3,6 milioni di articoli all’anno creati e tradotti dall’intelligenza artificiale per contaminare con la propaganda russa chatgpt, gemini e altri chatbots di AI.

DuckDuckGo  – Tra gli strumenti disponibili Pipsa ci ricorda che DuckDuckGo è un utile motore di ricerca che a differenza dai suoi concorrenti, come Google, esprime una forte attenzione alla privacy degli utenti. Non memorizza informazioni personali sulle ricerche effettuate, non crea profili utenti e non traccia la navigazione degli utenti.

Ecco, invece, le dritte per sottoporre a verifica video e immagini.

Comprendere il contesto – sii scettico e chiediti chi ha postato l’immagine o il video, quale motivazione ci potrebbe essere per diffonderla.

Leggere i commenti – c’è qualcuno che ne mette in discussione l’accuratezza, di cosa discutono le persone nei commenti

Porre attenzione ai dettagli – ci sono monumenti, segnali stradali, targhe automobilistiche, bandiere. Se riferite a una persona ci sono elementi peculiari come tatuaggi o nei, le condizioni meteorologico.

Tra gli strumenti di FC, il tuo migliore amico è la ricerca dell’immagine sui motori di ricerca (Google, bing, Tineye, yandex).

Usa motori di ricerca, archivi web e InVid – L’applicazione web InVID rileva e verifica i video condivisi online tramite i social network, con la frammentazione video e la ricerca inversa dei fotogrammi chiave.

InVID è una piattaforma che fornisce servizi per rilevare, autenticare e verificare l’affidabilità e l’accuratezza dei file video degni di nota e dei contenuti video diffusi tramite i social media.

Questa piattaforma consente a nuove applicazioni di redazione per emittenti, agenzie di stampa, web-player, giornali ed editori di integrare i contenuti dei social media nella loro produzione di notizie senza preoccuparsi di sapere se possono fidarsi del materiale o come possono raggiungere l’utente per chiedere il permesso per il riutilizzo. Garantirà che i contenuti video verificati e autorizzati siano prontamente disponibili per l’integrazione nelle notizie dell’ultima ora e in via di sviluppo. Convalidato da veri piloti di clienti, InVID aiuterà a proteggere l’industria dell’informazione dalla distribuzione di falsi, falsità, perdita di reputazione e … controversie legali.

 

Bufale – esempi – Pipsa cita, a titolo esemplificativo, il video pubblicato su FB l’8 ottobre 2023 che ritrae alcuni bambini rinchiusi in delle gabbie da Hamas, rivelatosi una “bufala”.

Perché un video, come questo, si diffonde velocemente – perché provoca un’emozione forte e il tema è ”caldo” e polarizzato e conferma dei modelli mentali (BIAS, appunto).

5 Principi chiave di disinformazione – L’informazione è economica e veloce a fronte di una conoscenza lenta e costosa, in una crisi in corso non c’è conoscenza contestuale ma solo informazione contestualizzata. Ci ricorda Joan Donovan nel suo “5 principi chiave della misinformazione”

La ricerca dell’immagine è il più importante strumento di fact checking – ci consente di:

  • Scoprire dove un’immagine o un video è stato prelevato
  • Dove è stato pubblicato in precedenza
  • Di esaminare un dettaglio specifico
  • di utilizzare google, bing, Tineye e Yandex

Strumenti di geolocalizzazione oltre a google maps, sono

  • Bing maps – bing.com/maps
  • Yandex maps – yandex.com/maps
  • Zoom Earth – zoom.earth
  • Karta View – kartaview.org
  • Mapillary – mapillary.com
  • Wikimapia – wikimapia.org
  • Open street map – openstreetmap.org
  • Snapmap

Anche il meteo come dato storico è in grado di fornirci utili dritte e Pipsa ci indirizza, tra gli altri,  al sito www.wolframalpha.com .

Per verificare i Profili chiediamoci innanzitutto:

  • quando è stato creato il profilo?
  • quali post/contenuti preferisce?
  • chi sono i suoi followers?
  • chi ha commentato in positivo il primo post? Con grande probabilità lo stesso creatore o i suoi amici
  • quali contenuti di solito pubblica?

Con www.whatsmyname.app è possibile verificare dove altrimenti reperire lo stesso nickname.

Pipsa aggiunge alla nostra cassetta altri attrezzi utili:

Ma è difficile sottovalutare il potenziale impatto dell’IA generativa in questo ambito – L’intelligenza artificiale entra nella tematica quale importante strumento per la diffusione di disinformazione.

Soprattutto se si pensa alle foto di Trump in prigione, al Papa con un piumino da sci, alle migliaia di siti web che pubblicano notizie scritte da macchine, istruite per generare articoli non veri e però assai verosimili.

Noi non siamo capaci – afferma Pipsa – di riconoscere con certezza le creazioni dell’IA.. https://www.pnas.org/doi/10.1073/pnas.2120481119

volti IA
Volti IA

I volti sintetizzati dall’intelligenza artificiale sono indistinguibili dai volti reali e più affidabili.

 

 

 

Esercizi utili per riconoscere i volti frutto di intelligenza artificiale sono disponibili su

Quale volto è reale?

 

whichfaceisreal
Quale volto è reale?

 

Errori che commette l’intelligenza artificiale al momento distinti tra immagine, Video e audio

 

mistakesAI
Errori I.A.

 

Soluzioni allo strapotere dell’intelligenza artificiale – strumenti di verifica aggiornati e senso di responsabilità e trasparenza  che vanno richiesti ai giganti della tecnologia.

alle ore 13 Pipsa conclude il suo intervento.

E’ tempo di metterci in gioco.

Così equipaggiati, cominciamo il laboratorio grazie agli esercizi che ci ha condiviso.

Un compito non semplice …che svolgiamo con lo sguardo curioso da esploratore.

Procediamo per diversi tentativi e altrettanti errori.

Ci viene chiesto, tra l’altro, di localizzare una ruota panoramica, una targa con una scritta di colore rosso, di individuare le eventuali modifiche in quello che appare un incontro politico, di seguire e localizzare un pulmino in un posto circondato da baraccopoli che facciamo fatica a individuare..…

Quando il nostro laboratorio si conclude, alle 16.00, siamo tutti piacevolmente sorpresi.

Ora, però, dobbiamo prendere congedo dalla Finlandia e dalla libreria Oodi, che in questa settimana ci ha ospitati, accolti e fatti sentire a casa.

Un tempo di grazia, di risate, di consapevolezza che “L’ informazione falsa si combatte solo con l’ informazione vera”.

Una verità da presidiare metro per metro, notizia per notizia.

Come fanno, qui, in questa terra, a dispetto o forse proprio a causa della vicinanza con la superpotenza russa che non fa più troppo mistero delle sue mire di espansione.

Le carte di imbarco sono già arrivate e torniamo in albergo dove fare le valigie.

Un ultimo saluto a questa terra di libertà e di accoglienza dove trovano rifugio artisti e intellettuali esuli.

Ancora solo il tempo per una zuppa di salmone al mercato della città..sul porto..e una fotografia per dire

Kunnes tapaamme taas

Bye bye

arrivederci Helsinki.

 

___________________________________________________________-

[1] Le guerre informative coinvolgono cinque categorie di attori:

  • Decisori: corrispondono ai direttori di giornali e siti web e ai conduttori di programmi televisivi e radiofonici; sono coloro che scelgono quali notizie debbano diventare di pubblico dominio e quali no, giudicando sulle modalità di diffusione e sullo stile della copertura;
  • Operatori: sono i lavoratori nel sistema mediatico, come analisti, giornalisti, opinionisti e reporter, e danno concretezza ai piani dei decisori;
  • Orientatori: sono personaggi, come figure dello spettacolo, influencer e capi religiosi, che godono di un seguito popolare sul quale sono in grado di influire mentalmente e culturalmente, imponendogli comportamenti, mode e stili di vita. Per i loro seguaci sono dei role model, associati ad affidabilità e credibilità e perciò possono essere dei potenti ed efficaci veicoli di disinformazione.
  • Consumatori: sono il bersaglio della guerra informativa

Analfabeti: rappresentano la minoranza, quasi infinitesimale nelle società dell’informazione, che ha poco o nullo accesso ai contenuti diffusi da media tradizionali e nuovi