La Difesa europea cresce tra “guerre” di posizione e tensioni
A cura di Francesca Caporello, Luca Fracassi, Vladimiro Frulletti
Non occorre essere indovini, basta aver trascorso qualche giorno nei palazzi del “potere” a Bruxelles per accorgersi che il clima sulla difesa europea è tutt’altro che pacifico. Il dibattito sul Piano Rearm Europe è incandescente e infiamma le sale delle istituzioni europee.
È quanto è emerso dalle dichiarazioni di alcuni europarlamentari incontrati dai giornalisti impegnati nel progetto “Comunicare l’Europa”, percorso formativo Erasmus+, occasione di crescita professionale organizzato dagli OdG Toscana e Liguria.
L’aspetto che però può trarre in inganno l’osservatore italiano è che le posizioni in UE sulla difesa e il possibile riarmo, siano coincidenti con quelle degli stessi partiti nel panorama parlamentare nazionale. Infatti, in Europa c’è molta più vicinanza fra esponenti di partiti che a livello nazionale sono su due fronti opposti che fra gli stessi alleati di governo o fra quelli che stanno insieme all’opposizione.
Ad esempio, sono quasi sovrapponibili le posizioni di Forza Italia e Partito Democratico, almeno ascoltando le parole degli europarlamentari De Meo (FI-PPE) e Annunziata (PD, S&D).
“È fondamentale investire in difesa per garantire salute, welfare, sicurezza alimentare. L’Europa deve essere in grado di rispondere alle nuove sfide geopolitiche con un approccio unitario e strategico, investendo nella propria industria della difesa e riducendo la dipendenza da forniture esterne” spiega Salvatore De Meo, europarlamentare di Forza Italia (PPE). “L’impiego di 800 miliardi di euro per modernizzare le forze di difesa europea e potenziare la produzione industriale del settore dimostra – aggiunge – la volontà dell’UE di assumere un ruolo più incisivo nel garantire la sicurezza del continente. È essenziale sostenere le imprese europee della difesa, favorendo una maggiore autonomia strategica e una capacità operativa efficace”.
Del resto, per De Meo: “La difesa comune è una priorità imprescindibile per un’Europa più forte e credibile sullo scenario internazionale. Il nostro obiettivo è costruire, attraverso la deterrenza, un’Unione capace di proteggere i suoi cittadini e difendere i valori democratici su cui si fonda”.
Concetti simili a quelli enunciati anche da Lucia Annunziata (PD, S&D) eurodeputata e membro sostituto nella Commissione per la sicurezza e la difesa in Europa.
“Sono assolutamente favorevole alla difesa europea, credo che debba essere fatta e portata avanti. La difesa è prevista dalla Costituzione italiana, come lo il rifiuto alla guerra. Aumentare la capacità difensiva europea non è necessariamente un invito alla guerra, che storicamente è un fattore di dinamicità che ha sempre coinvolto la società” spiega Annunziata nel corso di un workshop riservato a giovani studenti italiani da lei ospitato al Parlamento Europeo a Bruxelles.
ReArm Europe è il piano di difesa militare comunitario proposto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen il 4 marzo 2025 per rafforzare le capacità militari dell’Unione europea.
Il piano, che è stato presentato attraverso una lettera inviata ai leader europei in vista della riunione del Consiglio europeo del 6 marzo 2025, ha l’obiettivo di investire fino a 800 miliardi di euro per rafforzare l’infrastruttura di difesa europea in risposta alle minacce geopolitiche dovute in particolare alla guerra in Ucraina e alle incertezze sul sostegno militare degli Stati Uniti d’America.
De Meo e Annunziata del resto in UE stanno insieme nella stessa maggioranza “Ursula”. Ma, ovviamente, altre forze politiche, come la Lega, i 5Stelle o AVS sono nettamente contrari al riarmo europeo.
Che questa “guerra” di posizione si svolgerà davvero nel Parlamento Europeo però non è certo. Infatti, nell’ambito del cosiddetto piano “Rearm Europe”, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha proposto di creare un nuovo strumento finanziario del valore di 150 miliardi di euro in prestiti ai sensi dell’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’Ue, che consente all’esecutivo dell’Ue di presentare un testo direttamente al Consiglio in caso di emergenza, bypassando così il Parlamento europeo. Come è successo soltanto nel caso del Covid e a sostegno dell’Ucraina.