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Dalla Finlandia consigli per la fiducia nei media

Fermati, pensa, controlla.

 

Di Federico Grasso

 

Comincio male.

Sono seduto sul volo di ritorno verso casa senza aver mostrato il documento di identità. E penso che non è stato chiesto a nessuno dei miei diciassette compagni di formazione. L’aeroporto di Helsinki – il migliore in Europa (stando a quanto si legge sui monitor pubblicitari che costellano il terminal) – è completamente automatizzato, dal check-in per il bagaglio all’accesso nel vermone pre-aeromobile.

“Fatto”: entrambe le operazioni sono state svolte con la semplice carta di imbarco arrivata per posta elettronica qualche ora prima.

“Possibilità”: avrei (illegalmente) potuto girarla ammiocuggino… o al peggior terrorista internazionale.

(Spoiler: mio cugino non è terrorista, almeno per quanto ne sappia io!).

“Impressione”: pensando meglio, ho l’impressione – ecco perché comincio male: un giornalista non dovrebbe usare le impressioni nell’apertura di un pezzo – che potenzialmente tutti siano a bordo senza identità verificata.

Si chiude con questi pensieri l’esperienza “Fact checking, strumenti digitali per la verifica delle fonti”, sette giorni/sei notti di formazione internazionale targata Erasmus+ organizzata dall’instancabile Stefania Berretta per l’Ordine Ligure dei Giornalisti e vissuta insieme a colleghi provenienti da Pinerolo a Pisa, da La Spezia a Imperia. Non saranno il Manzanarre o il Reno, ma rappresentano esperienze e vissuti diversi, la cui conoscenza ha altrettanto e non meno prezioso valore di quanto imparato dai giornalisti Finlandesi.

Una settimana scarsa, densa di appuntamenti impossibili da ottenere per un normale turista: tutti i giorni 3/4/5 incontri diversi con autorità pubbliche, professionisti privati, televisioni e università, associazioni e sindacati, centri di eccellenza e musei del settore.

Un confronto quotidiano anche all’interno del nostro variegato gruppo, che ha permesso di illuminare con i diversi punti di vista l’assaggio di una cultura straniera, per certi versi più lontana dei 2000 chilometri che separano la Liguria dalla Finlandia.

Il risultato finale è stato l’arricchimento personale, la consapevolezza della responsabilità del ruolo del giornalista, che contro-intuitivamente avrà ancora più importanza in un futuro tecnologico popolato di intelligenza(?) artificiale: non un mero cronista, ma il garante della veridicità di quanto riportato in quei grappoli di lettere che portano la sua firma. Più dubbi che certezze, però, su come sarà possibile farlo…

La Finlandia è il paese dove più del 70% dei cittadini si fida delle notizie. Oltre cinque milioni di finlandesi credono (con percentuale bulgara superiore a qualsiasi attesa democratica) a quello che leggono sul giornale o ascoltano in TV. Neanche a dirlo, sono i primi in Europa in questa classifica.

Cresciuti all’ombra della minaccia russa, fin dall’asilo lavorano sulla “media literacy”: il Ministero traccia le linee guida – le piu recenti, o meno vecchie che dir si voglia, sono del 2016 – e i diversi attori remano tutti dalla stessa parte, ognuno per competenza. Speranza, fiducia, democrazia sono il motivo conduttore delle presentazioni che si susseguono vorticosamente, fra una bufera di neve e un cielo blu cobalto “che si fa fatica a guardare”.

A seconda dei nostri formatori, i messaggi hanno sfumature diverse.

Il Ministero pensa anche agli adulti privi di capacità per affrontare i nuovi media, o a chi non parla finlandese. Stanno tornando i libri cartacei a scuola (non in quella che abbiamo visitato – faccina con gli occhi a cuore!) e “spaventa” l’Ai, che “offre immense possibilità e desta immense preoccupazioni”. Le Linee Guida sono emanate per abilitare, non inibire, e lo sa bene la Yle – la nostra Rai – che si batte per il diritto di far conoscere quello che avviene nella società. Più facile, quando il contenuto dei media è deciso solo su base editoriale e il finanziamento arriva direttamente da una tassa, senza interventi politici più o meno velati.

La media literacy include competenze, capacità di valutare i media, muoversi in un mondo dove i media rappresentano uno dei pilastri fondamentali (per contrastare il nemico russo, nda) e competenze tecniche per prodursi il proprio media. Va educata fin dall’asilo, insegnata a scuola, indirizzata e praticata sistematicamente, per far sì che la democrazia possa prosperare (nonostante le minacce e gli attacchi ibridi, che sono più economici da realizzare di una guerra vera e propria); e il fatto di essere nella Nato non sembra dispiacere poi così tanto…

In tutto questo, il sistema dei media deve essere responsabile: quando si sbaglia, ammetterlo pubblicamente e correggere.

Fermarsi, pensare e controllare sono le regole d’oro di ogni buon fact-checker, che deve usare soprattutto il cervello per riconoscere i segnali caratteristici di informazioni false, fuorvianti, terreno fertile per discorsi d’odio e polarizzazione.

Poi, indispensabili, alcuni strumenti tecnologici gratuiti, da Google Lens al Web Archive. Bisogna tenersi aggiornati, perché evolvono continuamente. E, come spesso capita, sono i dettagli a fare la differenza, ad esempio fra una fotografia reale e una immagine creata da un programma: nel gioco del vero o falso iniziamo già a faticare, non oso immaginare fra qualche anno.  E per quanto riguarda l’audio, va ancora peggio.

La media literacy non dice cosa è giusto o cosa è sbagliato: vaccina contro i problemi, agendo su varie leve nelle diverse materie formative, dalla storia all’uso consapevole della statistica in matematica, passando per la scienza e la tecnologia.

Essere giusti piuttosto che essere dal lato giusto sembra essere uno dei dilemmi deontologici da sciogliere, soprattutto quando si parla di guerra.

Helsinki, la capitale europea del paese comunitario meno densamente popolato, ci aveva accolto senza traffico e senza persone. Sarà per “il mese di aprile più freddo degli ultimi 50 anni”: una circostanza ricordata a ogni occasione, un campanello di allarme in più sul conto che sta iniziando a presentare il cambiamento climatico in corso.

Ci ha salutato oggi con il sole, oserei dire un po’ di folla attorno alla stazione centrale e la gentilezza di un controllore sul treno che, con un’empatia più unica che rara in questi giorni, ha scambiato due chiacchiere, consigliandoci di andare anche a visitare il nord del paese, molto diverso da Helsinki.

Toccherà finire bene e, da bravo fact-checker, tornare un’altra volta per andare a verificare in prima persona…