Laboratorio Erasmus. Proviamo a scrivere con IA. Cultura
Di Eliana Quattrini e Annalisa Stretti
Nel lavoro di un giornalista che si occupa di cultura l’uso dell’intelligenza artificiale può portare enormi vantaggi, per esempio, in termini di raccolta di informazioni base su un numero potenzialmente infinito di argomenti, riassunto di documenti, elaborazione automatica di domande. Le app di cui possiamo disporre sono strumenti raffinati e impossibili da ignorare. Il loro uso segna una strada senza ritorno.
Alcune delle minacce consistono nel rischio di rendere pubblici dati errati (mancata verifica da parte del giornalista umano), l’omologazione del prodotto o, a un secondo livello, l’uso improprio di strumenti per produrre testi di cui non si è autori (pubblicazione di testi generati dall’A.I. non segnalati come tali e firmati da un giornalista). È già possibile, come dimostra l’esempio qui sotto.
A conclusione di ciò ci preme dire, che è indubbio che strumenti che possono agevolare e velocizzare il nostro lavoro, sono importanti, utili, e vanno saputi usare-sfruttare, ma è fondamentale non dimenticare il ruolo e il lavoro del giornalista, inteso come comunicatore, informatore, ricercatore capace di dare con la sue peculiarità un contenuto pensato, sentito, originale, verificato, realizzato nel rispetto delle norme che regolano la professione e la nostra coscienza.
Abbiamo riflettuto su quali possono essere le opportunità e le minacce dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella stesura di un pezzo di cultura. Abbiamo individuato una serie di punti per entrambe gli aspetti, che riportiamo qua sotto.
OPPORTUNITÀ
- possibilità di fare ricerca approfondita sul tema, in tempi brevi, creando ad esempio eventuali ricostruzioni storiche;
- possibilità di lavorare su documenti di cui si è in possesso, e di cui si ha la certezza delle informazioni ed ottenere delle sintesi mirate;
- possibilità di cercare spunti su domande per eventuali interviste attraverso l’individuazione di un prompt mirato;
- possibilità di cariare e usare pdf sintetizzati.
MINACCE
- rischio di incorrere in dati errati, soprattutto se non si padroneggia nello specifico la materia di cui tratta il pezzo;
- rischio di non essere completamente veritieri, ad esempio chiedendo all’AI di fare un pezzo sulla visita ad una mostra dando dati e info, ma in realtà non essendoci andati. Pratica deontologicamente scorretta;
- rischio di omologazione testuale a discapito della creatività e della personalizzazione, ad esempio, nell’utilizzo di domande pensate dall’A.
A conclusione di ciò ci preme dire, che è indubbio che strumenti che possono agevolare e velocizzare il nostro lavoro, sono importanti, utili, e vanno saputi usare-sfruttare, ma è fondamentale non dimenticare il ruolo e il lavoro del giornalista, inteso come comunicatore, informatore, ricercatore capace di dare con la sue peculiarità un contenuto pensato, sentito, originale, verificato, realizzato nel rispetto delle norme che regolano la professione e la nostra coscienza.
Esempio di articolo scritto da un umano
In Andalusia per la formazione Erasmus che cade durante il 27° Festival del cinema di Málaga. Si tenta di guardare un film. A caso. Intanto piove. Qualche problema a trovare on line il programma giorno per giorno, ma con la versione cartacea in mano la scelta del titolo e l’acquisto dei biglietti è un attimo.
Andiamo a vedere un film in concorso, “Nina” di Andrea Jaurrieta. È la storia di un’attrice famosa che torna nel paese d’origine per fare i conti con un uomo che ha segnato la sua vita per sempre. Nella prima scena Nina, Patricia López Arnaiz, ha un fucile in mano. Nell’ultima anche.
Cosa succede durante lo sviluppo della vicenda è trama da non svelare. Di certo quella non è l’unica arma su cui lo spettatore si trova a ragionare. Nel passato di Nina c’è Pedro, l’uomo che comincia a spiare da lontano. È uno scrittore famoso e già lo era con tutto il suo carico di fascino e potere quando lei era una ragazzina. A interpretarlo è un attore noto anche in Italia, Darìo Grandinetti, nel cast di “Parla con lei” di Pedro Almodovar e “L’amore ritorna” di Sergio Rubini. Pedro per Nina è il nemico, ma al suo fianco c’è l’amico d’infanzia Blas, che l’aiuta a ritrovare il senso vero dell’affetto umano. La sala del cinema Albeniz era piena. Nessuno ha applaudito la prima proiezione pubblica. Ma il thriller di Andrea Jaurrieta ha aggiunto una riflessione sincera, forse troppo schematica ma efficace e per nulla noiosa, alla riflessione sul rapporto fra uomo, donna e libertà di scelta.
Esempio con IA
Domanda a Gemini
Ciao, per favore puoi fare un articolo come se fossi un giornalista che ha visto la prima proiezione pubblica del fil Nina, di Andrea Jaurrieta, in programmazione al 27° Festival del Cinema di Malaga? Tieni presente che quel giorno pioveva, e che il cinema Albeniz era tutto esaurito, ricordati di inquadrare la trama ma senza svelare il finale. Concludi l’articolo con un giudizio non completamente positivo. Grazie
Maltempo e pioggia non fermano la “Nina” di Jaurrieta: un thriller psicologico che ammalia e inquieta Malaga, 14 novembre 2023 –
Pioggia battente e cielo plumbeo non hanno fermato il pubblico del 27° Festival del Cinema di Malaga, accorso numeroso al Cinema Albeniz per la prima proiezione pubblica di “Nina”, il nuovo thriller psicologico della regista Andrea Jaurrieta. La sala gremita, nonostante il maltempo, è la prima testimonianza del fermento e dell’attesa che circondavano il film, già premiato al Torino Film Lab e in concorso per la Biznaga d’Oro. “
Nina” ci porta nella vita di una donna, interpretata da una magistrale Patricia López Arnaiz, che si ritrova a confrontarsi con un passato oscuro e doloroso. Un trauma che la tormenta e la spinge a cercare vendetta contro un uomo, Javier (Darío Grandinetti), che rappresenta la personificazione del suo male. La tensione cresce inesorabile, avvolgendo lo spettatore in una spirale di dubbi e domande. Chi è davvero Nina? Quali segreti nasconde il suo passato? E fino a che punto la sua sete di vendetta la consumerà? Jaurrieta orchestra sapientemente la regia, creando un’atmosfera cupa e claustrofobica che si insinua nelle pieghe dell’anima. La fotografia, cupa e contrastata, amplifica il senso di disagio e inquietudine, mentre la colonna sonora incalzante sottolinea i momenti di tensione.
Il cast, impeccabile, offre interpretazioni intense e credibili, con una López Arnaiz che domina la scena con la sua carica emotiva. Tuttavia, pur apprezzando la costruzione del film e la sua capacità di tenere incollato lo spettatore alla sedia, non posso esimermi dal dare un giudizio non completamente positivo. La trama, seppur avvincente, presenta alcune forzature narrative che ne minano la verosimiglianza. Inoltre, il finale, pur essendo coerente con il tono del film, lascia un senso di incompletezza e di ambiguità che non appaga del tutto. “Nina” rimane comunque un’opera interessante e coraggiosa, che affronta tematiche delicate con uno stile personalissimo. Un thriller psicologico che non lascia indifferenti e che invita a riflettere sui lati oscuri dell’animo umano. Voto: 7/10