Storie di ordinaria censura dai giornalisti rifugiati a Parigi

di Fabrizio Deferrari

Nell’ambito della formazione Erasmus dell’ODG Liguria a Parigi, abbiamo potuto raccogliere le testimonianze di alcuni ospiti della Maison des Journalistes di Parigi, associazione no-profit parigina che accoglie e supporta giornalisti esiliati.

La free-lance curda Niyaz Abdulla, quarantaduenne originaria del Kurdistan iracheno, a causa delle proprie critiche alla repressione della libertà di stampa operata dal governo di Masrour Barzani è stata oggetto di minacce ed ha anche subito un periodo di detenzione. Pur desiderando restare nel suo paese, nel 2021 è stata costretta a fuggire in Francia per non mettere a rischio la propria vita. Il suo racconto ha messo in evidenza la grave situazione del suo paese di origine. A fronte di alcuni media e testate vicini al governo, per tutti gli altri i problemi sono seri: la censura colpisce non solo l’informazione, ma anche le manifestazioni artistiche e teatrali e lo stesso accesso a internet, che è fortemente limitato alla popolazione, e numerosi sono stati i giornalisti uccisi nel corso degli ultimi anni.

Il giornalista televisivo afgano Noorwali Khpalwak, 35 anni, esiliato dopo il ritorno al potere dei talebani nel 2021, oltre alle criticità della libertà di stampa nell’Afghanistan ci ha descritto il sistema di disinformazione messo sistematicamente in atto dai talebani tramite la diffusione di fake news, spesso riguardanti rivolte e disordini inesistenti al fine di alimentare ulteriormente la repressione in atto nel paese.

Il giornalista sportivo tunisino Chokri Chihi, 40 anni, è stato oggetto di minacce da parte della polizia a partire dal 2018, quando ha scoperto e documentato tramite un testimone oculare che la morte per annegamento di Omar Laabidi, un giovane tifoso di una squadra di calcio locale, non era dovuta agli scontri tra tifoserie rivali bensì alla polizia, che lo aveva inseguito colpendolo con i manganelli per poi annegarlo una volta caduto nel fiume che corre vicino allo stadio. Da allora Choklri è stato oggetto di minacce e pressioni sempre crescenti, sfociate in un sequestro con pestaggio da parte della polizia nel 2022. Una volta rilasciato, ha deciso di lasciare il suo paese e si è rifugiato in Francia, sapendo che gli ufficiali coinvolti nel caso del giovane annegato non lo avrebbero lasciato in vita.

Il cinquantenne guineano Alhussein Sano era un conduttore e responsabile della programmazione della televisione di stato della Repubblica di Guinea. Nonostante non si occupasse di cronaca o politica bensì prevalentemente di cultura, è stato oggetto di pressioni sempre più forti fino ad essere epurato per non avere giurato fedeltà ai vertici dell’azienda, fedeli alla linea governativa. Dopo essere stato arrestato due volte, nel 2022 si è rassegnato a chiedere asilo in Francia dopo avere spostato la propria famiglia a Dakar, in Senegal, per motivi di sicurezza.

Sull’incontro alla Maison des Journalistes leggi anche l’articolo di Chiara Tenca