I bagliori delle notti di Parigi: trovarsi al centro della rivolta

di Francesca Gorini

E’ un misto di inquietudine e apprensione quello che provo affacciandomi, la notte, dalla camera dell’albergo di Levallois-Perret in cui siamo alloggiati, periferia nord-ovest di Parigi, e scorgendo in lontananza i rumori e i bagliori della rivolta.

L’uccisione da parte di un agente di polizia del diciassettenne Nahel, avvenuta martedi’ 27 giugno nel sobborgo di Nanterre, ha scatenato proteste e scontri che dalla capitale si sono rapidamente propagati anche in altre città della Francia, in particolare Lione e Marsiglia: quattro notti di saccheggi e violenza urbana che hanno portato all’arresto e fermo di oltre 1300 persone, e a un bilancio di  79 poliziotti feriti, 1350 auto incendiate, 234 palazzi incendiati o danneggiati, circa 50 tra commissariati, caserme e posti di polizia locale presi d’assalto,  secondo i dati rilasciati dal Ministero degli interni francese. Tensioni che non hanno risparmiato la zona in cui ci troviamo: è circa l’1.30 di mercoledì notte quando assisto al fermo e alla perquisizione di alcuni giovani da parte di agenti della polizia armati, giunti con moto e volanti proprio nella via del nostro albergo.

Così, dopo solo un giorno dal nostro arrivo a Parigi per il programma di formazione Erasmus+ dedicato alla comunicazione istituzionale, con il gruppo ci troviamo al centro della notizia su cui sono puntati i riflettori di tutto il mondo, con conseguenze che si ripercuotono anche sull’organizzazione delle giornate: le linee autobus e tram sono interrotte dalle 21, molti treni serali soppressi, alcune cittadine della banlieue hanno addirittura attivato il coprifuoco. Il ministro degli esteri Antonio Tajani lancia un messaggio di prudenza, invitando gli italiani “a seguire i consigli della forze dell’ordine e non avvicinarsi a luoghi dove ci sono scontri”.

Mentre il ministro dell’interno francese Gerald Darmanin afferma che “vincerà la Repubblica, non i rivoltosi”, una nuova notte è vicina. E io non posso fare a meno di pensare alla strana sensazione provata passeggiando la mattina per le vie regolari e gli edifici di nuova costruzione della cittadina di Levallois: un mondo in cui la vita scorre in apparenza tranquilla e organizzata, ma che nelle sue vene più profonde cela un malessere strisciante, con la sua carica di rabbia e frustrazione pronta ciclicamente a esplodere.